I delfini sono fenomeni della matematica?

I delfini sono ormai considerati come alcune delle creature più intelligenti del pianeta: giocano con la fantasia, improvvisano, hanno dinamiche sociali molto complesse, e non sono esenti da emozioni piuttosto umane.
Una nuova ricerca sembra anche suggerire l'idea che i delfini siano dotati di un'abilità matematica ben superiore a quella in possesso a qualunque altro mammifero sociale intelligente.
L'idea di mettere alla prova l'intelligenza e l'acume dei delfini con la matematica e' stata del ricercatore Tim Leighton della University of Southampton, dopo aver osservato le tecniche di caccia dei delfini mostrate nel documentario "Blue Planet". "Sono immediatamente rimasto affascinato, perchè sapevo che nessun sonar artificiale sarebbe stato in grado di operare in quell'acqua piena di bolle" spiega Leighton.
Una delle tecniche di caccia dei delfini, infatti, consiste nel produrre migliaia di piccole bolle d'aria attorno alla preda, per confonderla e dar modo al resto del branco di attaccarla. Il problema è che le bolle, oltre a confondere l'obiettivo della caccia, dovrebbero anche interferire con il sonar dei delfini, rendendolo quasi completamente inefficace.
"Questi delfini stavano escludendo volontariamente il loro apparato sensoriale più spettacolare durante la caccia, una cosa strana, anche se rimane loro il senso della vista su cui fare affidamento; oppure, sono dotati di un sonar che può fare ciò che i sonar artificiali non possono...forse possiedono qualche abilità straordinaria".
Leighton ed il suo team hanno creato un modello computerizzato basato sulla tecnica di ecolocalizzazione utilizzata dai delfini, ma invece che utilizzare le tecniche standard per interpretare i dati ricevuti, hanno impiegato la matematica non lineare.
Curiosamente, sebbene la matematica coinvolta nel procedimento sia particolarmente complessa anche per un essere umano, questo metodo di analisi dei dati di ritorno del sonar sembra coincidere con quello utilizzato dai delfini per l'ecolocalizzazione.
Il sistema prevede l'invio di diversi impulsi sonar di varia intensità. "In questo modo, se il delfino potesse ricordare l'intensità degli impulsi e incrociare i due segnali, potrebbe rendere il pesce visibile al suo sonar [nonostante le bolle]" spiega Leighton. "E' un sistema per migliorare il rilevamento".
L'ecolocalizzazione non terminerebbe qui. "Le bolle causano falsi allarmi perchè si diffondono su vasta scala, e un delfino non può permettersi di sprecare energia inseguendo falsi bersagli mentre il pesce scappa".
Il secondo passo dell' ecolocalizzazione coinvolgerebbe la sottrazione di un ecosonar dall'altro, pulendo il segnale ricevuto. Il cervello dei delfini, quindi, ottiene un'immagine sonar delle bolle, interpreta il segnale per aggiungere le prede all'immagine, e rimuove le bolle dal quadro così ottenuto.
L'ipotesi di Leighton rimane, per ora, solo un'ipotesi. Per dimostrare che i delfini si servano della matematica non lineare per ecolocalizzare la preda occorre che i segnali emessi da questi mammiferi acquatici rientrino in certi parametri, e ad oggi non esiste alcun dato utile ad ottenere informazioni sull'intensità delle loro emissioni vocali in relazione all'attività sonar.
"Fino a quando non saranno eseguite misurazioni con delfini allo stato brado nel momento in cui cacciano in acque ricche di bolle, queste domande non avranno risposta. Abbiamo mostrato che non è impossibile distinguere il bersaglio in acque piene di bolle utilizzando lo stesso tipo di impulso sonar che usano i delfini".
Questa nuova ipotesi sul funzionamento del sonar dei delfini potrebbe contribuire a migliorare i sonar artificiali utilizzati dall'uomo: si potrebbe dotare i sonar della capacità di rilevare oggetti nascosti dietro ad un muro di pietra, o migliorare sensibilmente le tecniche di rilevamento delle mine marine. "Attualmente, la Marina impiega i delfini, o sommozzatori che devono utilizzare il tatto [e non la vista] in condizioni di scarsa visibilità".
Ricerche precedenti a questa avevano già dimostrato come i delfini fossero in possesso di abilità matematiche per nulla comuni: ad esempio, possono riconoscere e ordinare sequenze numeriche in modo più efficace rispetto ad alcune specie naturalmente portate per la matematica, come gli scimpanzè e i pappagalli.

I delfini sono fenomeni della matematica?

I delfini sono ormai considerati come alcune delle creature più intelligenti del pianeta: giocano con la fantasia, improvvisano, hanno dinamiche sociali molto complesse, e non sono esenti da emozioni piuttosto umane.
Una nuova ricerca sembra anche suggerire l'idea che i delfini siano dotati di un'abilità matematica ben superiore a quella in possesso a qualunque altro mammifero sociale intelligente.
L'idea di mettere alla prova l'intelligenza e l'acume dei delfini con la matematica e' stata del ricercatore Tim Leighton della University of Southampton, dopo aver osservato le tecniche di caccia dei delfini mostrate nel documentario "Blue Planet". "Sono immediatamente rimasto affascinato, perchè sapevo che nessun sonar artificiale sarebbe stato in grado di operare in quell'acqua piena di bolle" spiega Leighton.
Una delle tecniche di caccia dei delfini, infatti, consiste nel produrre migliaia di piccole bolle d'aria attorno alla preda, per confonderla e dar modo al resto del branco di attaccarla. Il problema è che le bolle, oltre a confondere l'obiettivo della caccia, dovrebbero anche interferire con il sonar dei delfini, rendendolo quasi completamente inefficace.
"Questi delfini stavano escludendo volontariamente il loro apparato sensoriale più spettacolare durante la caccia, una cosa strana, anche se rimane loro il senso della vista su cui fare affidamento; oppure, sono dotati di un sonar che può fare ciò che i sonar artificiali non possono...forse possiedono qualche abilità straordinaria".
Leighton ed il suo team hanno creato un modello computerizzato basato sulla tecnica di ecolocalizzazione utilizzata dai delfini, ma invece che utilizzare le tecniche standard per interpretare i dati ricevuti, hanno impiegato la matematica non lineare.
Curiosamente, sebbene la matematica coinvolta nel procedimento sia particolarmente complessa anche per un essere umano, questo metodo di analisi dei dati di ritorno del sonar sembra coincidere con quello utilizzato dai delfini per l'ecolocalizzazione.
Il sistema prevede l'invio di diversi impulsi sonar di varia intensità. "In questo modo, se il delfino potesse ricordare l'intensità degli impulsi e incrociare i due segnali, potrebbe rendere il pesce visibile al suo sonar [nonostante le bolle]" spiega Leighton. "E' un sistema per migliorare il rilevamento".
L'ecolocalizzazione non terminerebbe qui. "Le bolle causano falsi allarmi perchè si diffondono su vasta scala, e un delfino non può permettersi di sprecare energia inseguendo falsi bersagli mentre il pesce scappa".
Il secondo passo dell' ecolocalizzazione coinvolgerebbe la sottrazione di un ecosonar dall'altro, pulendo il segnale ricevuto. Il cervello dei delfini, quindi, ottiene un'immagine sonar delle bolle, interpreta il segnale per aggiungere le prede all'immagine, e rimuove le bolle dal quadro così ottenuto.
L'ipotesi di Leighton rimane, per ora, solo un'ipotesi. Per dimostrare che i delfini si servano della matematica non lineare per ecolocalizzare la preda occorre che i segnali emessi da questi mammiferi acquatici rientrino in certi parametri, e ad oggi non esiste alcun dato utile ad ottenere informazioni sull'intensità delle loro emissioni vocali in relazione all'attività sonar.
"Fino a quando non saranno eseguite misurazioni con delfini allo stato brado nel momento in cui cacciano in acque ricche di bolle, queste domande non avranno risposta. Abbiamo mostrato che non è impossibile distinguere il bersaglio in acque piene di bolle utilizzando lo stesso tipo di impulso sonar che usano i delfini".
Questa nuova ipotesi sul funzionamento del sonar dei delfini potrebbe contribuire a migliorare i sonar artificiali utilizzati dall'uomo: si potrebbe dotare i sonar della capacità di rilevare oggetti nascosti dietro ad un muro di pietra, o migliorare sensibilmente le tecniche di rilevamento delle mine marine. "Attualmente, la Marina impiega i delfini, o sommozzatori che devono utilizzare il tatto [e non la vista] in condizioni di scarsa visibilità".
Ricerche precedenti a questa avevano già dimostrato come i delfini fossero in possesso di abilità matematiche per nulla comuni: ad esempio, possono riconoscere e ordinare sequenze numeriche in modo più efficace rispetto ad alcune specie naturalmente portate per la matematica, come gli scimpanzè e i pappagalli.

La telecamera che ti riconosce e ti cerca su Facebook

Privacy? Una cosa che appartiene sempre di più al passato, sembrerebbe. A dare un’altra picconata al sempre più fragile muro della riservatezza e dell’anonimato l’invenzione di un’azienda americana che ha realizzato un sistema di riconoscimento facciale che identifica le persone inquadrate dalla telecamera e le riconosce tramite il loro profilo Facebook.continua a leggere>>>

iPhone 5: alla Apple costa solo 185 euro




Lunghe file di appassionati hanno atteso l'uscita del nuovo smartphone Apple. Pare proprio il megafonino più cool del momento però ha un costo, non proprio irrisorio. Si va dai 729 ai 949. Non poco. Sicuri che tale cifra sia proprio 'necessaria' per produrre un telefono di qualità? Chiedetelo agli analisti di iSuppli, secondo i quali il prezzo di fabbrica del nuovo iPhone 5 arriva al massimo a 238 dollari (185 euro)..
Leggi l’articolo completo →

L’orologio fatto col pane


L’artista israeliana Debbie Nitsan ha pensato bene di usare il pane al posto della plastica per rivestire apparecchi elettronici di uso quotidiano. Per favore non date un morso a queste invitanti pagnotte che a ben guardare hanno qualcosa di strano. Esse infatti contengono orologi da parete, radio e torce elettriche. 
Gli apparecchi-pagnotta della Nitsan non sono soltanto oggetti puramente estetici ma sono il punto d’incontro tra un prodotto a basso contenuto tecnologico con altri ad alta tecnologia. Quello che attira l’occhio è sicuramente la coesistenza in un unico oggetto del contrasto tra due età dell’uomo: quella pre-moderna e quella industriale-tecnologica.
L’artista è molto interessata al tema della crescita naturale e green e questo si può bene vedere in tutte le sue opere come ad esempio la tovaglia sulla quale crescono delle piantine. Tutte le sue creazioni riescono a creare in qualche modo una nuova relazione tra l’uomo e gli oggetti che lo circondano quotidianamente.
Per realizzare questi singolari involucri Debbie ha fatto cuocere il pane in forno con delle speciali forme di metallo che riproducono quelle dei dispositivi elettronici. Una volta portata a cottura la crosta del pane diventa quindi una nuova pelle per i vari apparecchi, che al contrario di quanto si possa pensare sono perfettamente funzionanti.

la casa che produce energia e cibo


Una casa ecologica, efficiente e a prova di crisi è la Zero Carbon House, un edificio che produce energia e cibo a sufficienza e in condizioni proibitive. La casa sorge nell’isola britannica di Unst, una  terra senza alberi e soggetta a forti venti, ed appartiene ai coniugi Reas, che dopo aver visto la propria vecchia casa crollare per la forza della natura hanno deciso di metter in piedi un edificio resistente, efficiente e sostenibile.continua a leggere

NIENTE FUMO ALLO STADIO, A PARTIRE DALLA PROSSIMA STAGIONE

Allo stadio non si potrà più fumare. L’Osservatorio nazionale sugli eventi sportivi, organismo del Ministero degli Interni, ha approvato nella riunione di ieri un ordine del giorno che introduceva il divieto di fumo sugli spalti. Il provvedimento non è comunque ancora operativo e dovrà essere discusso con tutte le parti interessate, ma l’obiettivo dell’Osservatorio è quello di vietare il fumo sugli spalti a partire dall’inizio della prossima stagione. Dal prossimo Agosto, gli spettatori che vorranno avere accesso alle partite della loro squadra del cuore dovranno rinunciare, per qualche ora al loro vizio....continua a leggere

Affittasi clown malvagio


Per premiare i propri figlioletti che si sono comportati bene tutto l’anno, può essere bello ingaggiare un clown per animare la loro festa di compleanno. Ora ci sono anche clown che possono punirli se si sono comportati male.
clown-malvagio-2Lo svizzero Dominic Deville ha infatti lanciato da qualche tempo un servizio decisamente insolito: vestito da clown, “perseguita” il figlio del proprio committente per sette giorni, pedinandolo, facendo telefonate anonime e inviando sms minatori. Alla fine arriva la resa dei conti: il clown tira una torta in faccia alla vittima quando meno se lo aspetta.
L’idea, come è facile intuire, è venuta a Deville guardando diversi film horror, a partire dal classico “IT” di Stephen King. In ogni caso, Deville sottolinea che lo spirito è rigorosamente goliardico: se la vittima diventa troppo spaventata, il pedinamento viene interrotto. Ma, aggiunge, “la maggior parte dei ragazzini adora essere spaventata senza ragione”.

Justin, il cavallo pittore

Doveva diventare un campione del salto agli ostacoli ed invece si è scoperto pittore. Fin qua la storia seppure curiosa non è poi così bizzarra. Peccato che il protagonista della vicenda non è un atleta che si è messo a dipingere quadri ma un cavallo.

Justin, esemplare di frisone del Kentucky di 9 anni, ha mostrato la sua vena artistica disegnando sulla sabbia e convincendo così la sua padrona a mettergli un pennello in bocca. Il risultato è stato sorprendente e da quel momento Justin non si è più fermato. Ora l'equino non dorme in una stalla, ma in un vero e proprio atelier arredato con le sue opere.

Gli aquirenti non sono tardati ad arrivare, il suo primo dipinto è stato venduto per 15 dollari, ma ora i suoi lavori iniziano a valere sempre di più tanto che il suo quadro"Chevaux", sarà battuto all'asta durante la fiera del cavallo, dell'antiquariato e del libro antico di Lexington. Il ricavato della vendita sarà devoluto al parco dei cavalli del Kentucky e non poteva essere altrimenti.








Justin, il cavallo pittore

Doveva diventare un campione del salto agli ostacoli ed invece si è scoperto pittore. Fin qua la storia seppure curiosa non è poi così bizzarra. Peccato che il protagonista della vicenda non è un atleta che si è messo a dipingere quadri ma un cavallo.

Justin, esemplare di frisone del Kentucky di 9 anni, ha mostrato la sua vena artistica disegnando sulla sabbia e convincendo così la sua padrona a mettergli un pennello in bocca. Il risultato è stato sorprendente e da quel momento Justin non si è più fermato. Ora l'equino non dorme in una stalla, ma in un vero e proprio atelier arredato con le sue opere.

Gli aquirenti non sono tardati ad arrivare, il suo primo dipinto è stato venduto per 15 dollari, ma ora i suoi lavori iniziano a valere sempre di più tanto che il suo quadro"Chevaux", sarà battuto all'asta durante la fiera del cavallo, dell'antiquariato e del libro antico di Lexington. Il ricavato della vendita sarà devoluto al parco dei cavalli del Kentucky e non poteva essere altrimenti.









Norman, il gatto ambientalista (video)


Si chiama Norman, il gatto più ambientalista al mondo. Se non credete che anche un micio può fare molto per l'ambiente, siate pronti ad essere stupiti, perché questo "eco-warrior", dotato di affascinanti vibrisse e artigli affilati, è attento all'ambiente anche più della maggior parte degli esseri umani, come ci racconta il video che lo vede protagonista: riflettendo su cosa potesse fare per una vita più sostenibile, Norman ha iniziato a gironzolare per casa e mettere in attosemplici cambiamenti per "fare la differenza".
Dalle rinnovabili al riciclo creativo, anche la quotidiana vita di un gatto, infatti, può essere più sostenibile. Giorno dopo giorno, fusa dopo fusa. È così che Norman ha iniziato a scegliere le energie rinnovabili, mettendosi al sole per riscaldarsi, a preferire le borse riutilizzabili –e chiunque abbia un gatto conosce la loro  passione per i sacchetti di plastica-, o a intraprendere rigorosamente il risparmio energetico, frantumando sul pavimento le vecchie lampadine a incandescenza.
Norman ha deciso anche di creare i suoi irresistibili giocattoli da oggetti scartati, riutilizzandoli e dando loro nuova vita. E, ancora, di impegnarsi per risparmiare l'acqua, bevendo l'acqua del water - quale gatto non ama farlo!-, di fare la raccolta differenziata e, ovviamente, di coinvolgere nella sua nuova avventura tutti i suoi amici felini.
La storia del gatto più green che si sia mai visto è parte della campagna pubblicitaria creata dall'agenzia pubblicitaria canadese St. John e distribuita da Wwf Canada su youtube per premiare la scelta di una delle più grandi catene di supermercati del Canada, la Loblaw, dirifornirsi al 100% di pesce pescato in modo sostenibile entro il 2013. Il video ci informa che questo impegno verrà esteso, ovviamente, anche al cibo per gatti che viene venduto. Il che è una buona notizia per Norman, che, indovinate un pò, mangia solo pesce sostenibile.


fonte: greenMe.it‎ 

Norman, il gatto ambientalista (video)


Si chiama Norman, il gatto più ambientalista al mondo. Se non credete che anche un micio può fare molto per l'ambiente, siate pronti ad essere stupiti, perché questo "eco-warrior", dotato di affascinanti vibrisse e artigli affilati, è attento all'ambiente anche più della maggior parte degli esseri umani, come ci racconta il video che lo vede protagonista: riflettendo su cosa potesse fare per una vita più sostenibile, Norman ha iniziato a gironzolare per casa e mettere in attosemplici cambiamenti per "fare la differenza".
Dalle rinnovabili al riciclo creativo, anche la quotidiana vita di un gatto, infatti, può essere più sostenibile. Giorno dopo giorno, fusa dopo fusa. È così che Norman ha iniziato a scegliere le energie rinnovabili, mettendosi al sole per riscaldarsi, a preferire le borse riutilizzabili –e chiunque abbia un gatto conosce la loro  passione per i sacchetti di plastica-, o a intraprendere rigorosamente il risparmio energetico, frantumando sul pavimento le vecchie lampadine a incandescenza.
Norman ha deciso anche di creare i suoi irresistibili giocattoli da oggetti scartati, riutilizzandoli e dando loro nuova vita. E, ancora, di impegnarsi per risparmiare l'acqua, bevendo l'acqua del water - quale gatto non ama farlo!-, di fare la raccolta differenziata e, ovviamente, di coinvolgere nella sua nuova avventura tutti i suoi amici felini.
La storia del gatto più green che si sia mai visto è parte della campagna pubblicitaria creata dall'agenzia pubblicitaria canadese St. John e distribuita da Wwf Canada su youtube per premiare la scelta di una delle più grandi catene di supermercati del Canada, la Loblaw, dirifornirsi al 100% di pesce pescato in modo sostenibile entro il 2013. Il video ci informa che questo impegno verrà esteso, ovviamente, anche al cibo per gatti che viene venduto. Il che è una buona notizia per Norman, che, indovinate un pò, mangia solo pesce sostenibile.



fonte: greenMe.it‎ 

Dal tumore all'asma, videogiochi 'terapeutici' utili a terapie

 I videogiochi possono aiutare i pazienti affetti da diverse malattie, dai tumori al diabete e all'asma. Lo afferma un articolo pubblicato sulla rivista 'Science Translational Medicine', che passa in rassegna diverse esperienze in cui i giochi hanno prodotto miglioramenti misurabili. I ricercatori dell'Universita' dello Utah hanno passato in rassegna gli ultimi articoli in letteratura sui videogiochi terapeutici, a partire da uno realizzato dallo stesso gruppo e dedicato ai bambini malati di tumore progettato per stimolare lo "spirito battagliero". Insieme a questo sono stati analizzati diversi altri giochi per malattie croniche, sia di tipi statico sia che stimolano direttamente a fare esercizio: "I videogiochi terapeutici possono spingere i progettisti verso nuove direzioni - scrivono gli autori - riuscire a soddisfare i bisogni della terapia e la necessita' di interessare il paziente e' molto difficile, ma gli studi hanno provato che questa e' un'ottima terapia non farmacologica in diversi casi".

fonte: AGI


Ligre, il più grosso felino del mondo


La ligre è  un incrocio tra un leone maschio ed una tigre femmina 
Una delle caratteristiche principali della ligre è il fatto che eredita i tratti distintivi di ciascuno dei genitori:
- amano nuotare proprio come le tigri
- sono animali sociali come i leoni
- hanno il manto chiazzato e uniforme a zone, un mix tra i due genitori
Di certo però sono più grandi dei genitori. a volte molto, molto più grandi. Spesso costituiscono un rischio per la gestazione ed il parto proprio per le loro dimensioni, tanto da costringere i veterinari ad un cesareo.

Le ligri infatti non nascono in natura, ma solo in cattività; leoni e tigri vivono in ecosistemi separati, e non si incrocerebbero tra loro volontariamente.
Ed è proprio questo incrocio artificiale che attiva un loro ormone che pare soppresso nelle tigri e nei leoni. Questo ormone fa in modo che la crescita dellaligre non si fermi mai per tutta la durata della sua vita: la ligre sembra infatti rimanere in una costante fase di pubertà, e continua a crescere fino a diventare il più grande felino esistente.
Le dimensioni raggiungibili da una ligre sono imponenti: in media pesa oltre 300 kg, con una lunghezza di oltre 3 metri.
Proprio per il fatto che la ligre è un ibrido inter-specie artificiale, l'aspettativa di vita è spesso corta, e si corre il rischio di ottenere mutazioni sfavorevoli o difetti di nascita.

Hercules sembra superare i limiti medi di crescita delle ligri: con i suoi 410 kg di peso raggiunti ad appena 3 anni di età è la ligre più imponente tutt'ora in vita. Ma il suo primato non è il record assoluto: il Guinness World Records riporta nel 1973 un esemplare maschio di 18 anni, al giardino zoologico Bloemfontein, che ha raggiunto il peso di 798 kg.